Gino Gullace (1918-1990) è stato “il giornalista calabrese che raccontava l’America”, il primo inviato della Rizzoli.
Nei primissimi anni ’80 Gino Gullace incontra Nino Foti nella sua città natale di Ferruzzano (Reggio Calabria), in occasione della presentazione di “Sud Italia chiama Europa”, una raccolta fotografica del regista Silvio Peluffo, originata dal suo film “L’autostrada dell’Unità”, premiato ai concorsi del Festival di Salerno.
Nell’ottobre 1986, dopo circa due anni di stimolanti lavori preparatori in Italia e negli Stati Uniti, Gino Gullace e Nino Foti si incontrano nuovamente a Roma dove, su iniziativa di quest’ultimo e di concerto con altre personalità italiane e di origine italiana, costituiscono l’Associazione Internazionale Magna Grecia, un’organizzazione creata con l’obiettivo di diffondere la conoscenza della cultura e della civiltà Magnogreca e spiegare agli emigranti italiani negli Stati Uniti e nel mondo, provenienti in prevalenza dalle regioni meridionali d’Italia, che:
“per cercare le loro radici spirituali dovevano tornare indietro nel tempo di 2500 anni, quando ancora doveva nascere la lupa che allatterà Romolo e Remo, fondatori di Roma.”
Nel luglio 1987, Gullace e Foti celebrano ufficialmente il Primo Simposio Internazionale della Magna Grecia, la prima manifestazione pubblica dell’Associazione, alla presenza di un qualificato e numeroso pubblico raccoltosi nella sala della Protomoteca, in Campidoglio, a Roma. Un contributo, quello di Gullace che già operava alla Rizzoli Corporation di New York, di intellettuale di razza che spronava ad affrontare le grandi tematiche, ad approfondire le radici culturali e ad allargare soprattutto gli allora angusti orizzonti geografici. Alle prime Delegazioni italiane si affiancano così Delegazioni negli Stati Uniti, in Argentina, in Brasile, in Canada, in Francia, in Germania ed in Svizzera.
La vita di Gino Gullace, il suo profilo professionale ed umano sono stati al centro di una suggestiva iniziativa voluta dall’amministrazione comunale di Ferruzzano ed organizzata scrupolosamente dai familiari che hanno avuto modo di condividere gli amici che lo scrittore ha incontrato durante lo svolgimento della sua intensa attività giornalistica.
Per motivi di natura economica Gullace dovette seguire corsi di studi irregolari, pur conseguendo a 22 anni la laurea in Lettere moderne. Agli inizi della Seconda guerra mondiale, fu chiamato alle armi, dopo il corso ufficiali, ed inviato nel Dodecaneso come sottotenente di fanteria sull’isola di Rodi, in Grecia.
Dopo l’8 settembre del 1943, per sottrarsi alla cattura dei tedeschi che lo avrebbero destinato inesorabilmente in un campo di concentramento in Germania, fuggì con una barca a remi da Rodi ed approdò in Turchia.
Fu proprio durante la guerra che Gullace nutrì l’altra sua grande passione: l’amore per l’Ellenismo e la Grecia antica che identificava con la sua Calabria.
Alla fine della guerra rientrò in Italia nel 1945 e riprese la sua attività di insegnante, divenendo protagonista dei movimenti e delle iniziative politico-culturali che agitavano il mondo reggino. I ricordi di quel periodo sono brillantemente narrati in un suo poema inserito nel libro “Ricordi della Prigionia” scritto assieme al fratello Giovanni anch’egli, a quel tempo, ufficiale di complemento.
Di grandi doti umane ed onestà intellettuale, calabrese illustre, giornalista insigne, Gino Gullace fu anche emigrante.
Nel 1948, spinto dalle sue curiosità intellettuali e sociali, partì per gli Stati Uniti dove cominciò a collaborare con alcuni quotidiani italoamericani. Agli inizi degli anni ’50 fu contattato dalla Rizzoli per una collaborazione al settimanale italiano OGGI. La sua vera carriera giornalistica cominciò proprio da qui.
Gullace divenne prima di tutto il cronista della Magna Grecia, della Calabria di tanti secoli fa’, del popolo greco che era allora. Associò il primo fenomeno migratorio della storia, l’insediamento dei Greci nella parte meridionale della penisola italica, con il fenomeno migratorio avvenuto duemila anni dopo, dall’Europa verso l’America:
“…il popolo più civile della terra che guardava alle coste calabre come i calabresi di duemila anni dopo, guarderanno all’America. La Calabria era l’America dei Greci, la terra cioè dove vi erano mille opportunità’ di migliorare la propria vita e crearsi un futuro”.
Nel suo “Back To The Roots: A View Of Magna Grecia” edito da Fleetwood Litho & Letter Corp. N.Y., 1987, descrisse con stile forbito un’era che andava indietro nel tempo ottocento anni prima della nascita di Cristo, a volte creando l’impressione al lettore che Gullace stesso fosse l’inviato di un giornale di Atene dell’epoca, al seguito degli emigranti che, sulle triremi, salpavano lo Jonio per lo stesso motivo che in seguito indurrà altri emigranti a lasciare la loro patria: il desiderio di migliorare le condizioni di vita, fare fortuna e crearsi un futuro migliore.
Studioso dell’emigrazione calabrese verso il Nuovo Mondo, aveva scoperto, durante le sue ricerche, che il primo calabrese che toccò le sponde americane fu un certo Giovanni Carreri Gemelli, nato nel 1651 a Taurianova, che allora si chiamava Radicena.
Carreri giunse negli Stati uniti durante un giro del mondo durato circa sei anni che egli intraprese nel 1693, e fu autore della frase che Gullace poi riutilizzò per il titolo del libro: “L’America ci salverà dai nostri bisogni”, pubblicato in Italia poco prima della sua scomparsa.
Nei primi anni negli Stati Uniti, Gullace scrisse come corrispondente da Rochester, una cittadina dell’Upstate e poi si trasferì a New York assumendo, per espressa volontà dei Rizzoli, l’incarico di responsabile del centro giornalistico-culturale Rizzoli, con sede sulla Quinta Strada.
In circa quarant’anni di attività giornalistica, Gullace ha raccontato agli italiani che la conoscevano molto poco, la vita degli americani con vizi, stravaganze e virtù. Il suo fu un giornalismo obiettivo e totale, che spaziava dagli argomenti sociali a quelli politici, fino a quelli scientifici. Famosi sono i ritratti dei Presidenti americani, dai Kennedy ai Reagan, di cui scrisse una grande biografia per l’editore Dino. Intervistò gli uomini più potenti e più eruditi. Trattava i temi più scottanti, rivelando grande onestà ed una ancora più grande sicurezza derivata dall’eclettico bagaglio della sua cultura.
Condusse inchieste sulla scuola, sulla fuga dei cervelli, sulle frontiere della medicina e della psichiatria. Si occupò di cinema, di voli spaziali, dell’Universo, dell’epopea del West e degli italoamericani. Fu amico di importanti personalità del mondo giornalistico e della cultura come Giuseppe Ungaretti, Pietro Nenni ed Enzo Biagi. Proprio con quest’ultimo, unitamente ad Antonio De Falco, Guido Gerosa, Gian Franco Venè e Lorenzo Vincenti, nel 1969 Gullace collaborò alla stesura di “La luna è nostra. Storie e drammi di uomini coraggiosi”, un saggio pubblicato tra gli speciali del periodico “Oggi” per la sezione Astronautica, “un viaggio fotografico verso la conquista di quel satellite privo d’aria e immerso nel silenzio che si chiama Luna”. Nel 1988, lo stesso amico Enzo Biagi scrisse per Gullace la presentazione del libro “Un uomo in grigio alla Casa Bianca. L’uomo più potente del mondo chi è e come viene eletto”, che descrive con solida e non orgogliosa preparazione culturale le figure dei presidenti americani, le vicende e gli scandali degli abitanti della Casa Bianca in quegli anni, nei loro aspetti più intimi e sconosciuti.
Una particolare amicizia lo legò per anni anche ad Oriana Fallaci che, nel 1985, fu sua ospite nella sua villa di Ferruzzano.
Si spense a Milano, nel 1990.
- Conferenza stampa a Napoli. Al tavolo con i giornalisti Rocco Caporale, Nino Foti e Gino Gullace.
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