
Le mafie nell'era digitale
Lo spazio virtuale è diventato oggi la nuova frontiera della criminalità organizzata. Le mafie sono sempre più ibride, capaci di operare online e offline.
Da una massiccia raccolta di dati estratti da Wikipedia e dai principali social network, Youtube, Facebook, Instagram, Twitter e Tiktok, è stata realizzata un’analisi che ha consentito di elaborare alcune tendenze che tracciano la partecipazione e l’intervento di mafiosi, affiliati e simpatizzanti nella sfera digitale.
La ricerca, realizzata nel pieno rispetto della privacy, ha dimostrato che l’utilizzo dei social network rende trasparenti i processi di comunicazione delle mafie in cui “fan” promuovono il “brand” attraverso un’estetica del potere che esalta il lusso e l'onore, e quindi il successo dell’organizzazione anche attraverso il ricordo di chi ha dato la vita e di chi ha patito il carcere per giungere a questo risultato. Emoticon, post, contenuti condivisi, hashtag, meme e canzoni si strutturano all’interno di un discorso gergale che raggiunge la superficie delle piattaforme user generated content divenendo elementi di corredo che spingono l’interpretazione del messaggio nel verso del sentire mafioso.
Il progetto di ricerca, promosso dalla Fondazione Magna Grecia e curato dal prof. Marcello Ravveduto, costituisce la base del primo rapporto sulle mafie nell’era digitale e verrà presentato nella Sala Conferenze dell’Associazione Stampa Estera. Oltre a Esma Cakir, Presidente dell’Associazione stampa estera, parteciperanno il Presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti, Antonio Nicaso, Docente alla Queen’s University e Componente del Comitato Scientifico della Fondazione Magna Grecia, il Direttore della Direzione Investigativa Antimafia Maurizio Vallone e Marcello Ravveduto Docente di Digital public history all’Università di Salerno e Modena-Reggio Emilia.
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