Giuseppe Tornatore (1956) è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e montatore italiano, noto anche per il suo impegno civile, oltre che per diverse pellicole che hanno riscosso un notevole successo di pubblico in Italia e all’estero. Premio Internazionale Magna Grecia in occasione della terza edizione della Settimana della Magna Grecia, organizzata a Buenos Aires, nel 1999, dall’omonima Associazione Internazionale presieduta da Nino Foti.
Nato a Bagheria, in provincia di Palermo, mostra sin da bambino una forte attrazione per la recitazione e la regia. A soli dieci anni, mette in scena a teatro opere di illustri maestri come Luigi Pirandello ed Eduardo De Filippo. Nonostante la sua grande passione per il mondo del teatro ed in particolare per il cinema, Tornatore si dedica inizialmente agli studi, iniziando a frequentare qualche lezione alla facoltà di Lettere a Palermo. Dai suoi inizi a teatro, si accosta in seguito al mondo della settima arte attraverso alcune esperienze documentaristiche e televisive come il documentario in superotto “Il carretto” e “Immagini di un’antica cultura”, seppur il suo vero esordio avviene, solo successivamente, sulla Rai nel 1981, con il documentario “Ritratto di un rapinatore”.
Nello stesso anno, sempre per la Rai, realizza “Incontro con Francesco Rosi” (1981), mentre negli anni successivi produce “Le minoranze etniche in Sicilia” (1982), opera con cui ha vinto il premio per il miglior documentario al Festival di Salerno, cui seguono “Diario di Guttuso” (1982) e “Scrittori siciliani e cinema: Verga, Pirandello, Brancati e Sciascia” (1983). Nel 1984 collabora con Giuseppe Ferrara, fondatore della cooperativa Cine 2000, per il film “Cento giorni a Palermo”, del quale è produttore, oltre che co-sceneggiatore e regista della seconda unità, per poi due anni dopo esordire come regista sul grande schermo con “Il camorrista”, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Marrazzo e incentrato sulla storia del noto boss della camorra Raffaele Cutolo (nel film chiamato ‘O Professore ‘e Vesuviano). Il film riceve una buona accoglienza sia da parte del pubblico sia dalla critica e Tornatore vince il “Nastro d’argento al miglior regista esordiente”, premio fondato nel 1974 e assegnato annualmente dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani.
Il successo a livello internazionale di Tornatore viene raggiunto con la pellicola “Nuovo cinema paradiso”, la cui genesi deriva dall’incontro con il produttore Franco Cristaldi e che segna l’inizio di una prolifica collaborazione con il compositore Ennio Morricone. Dopo alcuni imprevisti, il film si aggiudica il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e l’Oscar al miglior film straniero. Nel 1989 gli viene conferito il Premio Flaiano per la sceneggiatura su Il camorrista e Nuovo Cinema Paradiso.
Dopo l’Oscar, la carriera di Tornatore è in decollo, e nel 1990 gira “Stanno tutti bene” con attore protagonista Marcello Mastroianni, mentre nel 1994 gira “Una pura formalità”, film che segna una svolta nel nuovo stile del regista. In quest’ultima pellicola compaiono anche due celebri artisti, riconosciuti a livello internazionale, il regista Roman Polański, in veste di attore, e Gérard Depardieu.
I film che hanno segnato la carriera di Tornatore sono innumerevoli. Con “L’uomo delle stelle” ha vinto tre David di Donatello, il Nastro d’argento al regista del miglior film, nonché il Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia. Viene poi candidato agli Oscar nella sezione relativa al miglior film in lingua non inglese, e con “La sconosciuta” si aggiudica anche qui tre David di Donatello.
Giuseppe Tornatore rappresenta un’eccellenza per l’Italia, tanto che ha ricevuto la laurea honoris causa in televisione, cinema e nuovi media dall’Università IULM di Milano nel 2010, a cui è seguito, nel 2011, il Premio Federico Fellini per l’eccellenza artistica.
- Nella foto, da sinistra: il regista Premio Oscar Giuseppe Tornatore riceve il Premio Internazionale Magna Grecia dal presidente della Giuria e Direttore del Gruppo ADNKronos Giuseppe Marra e dal presidente dell’Associazione Nino Foti, a conclusione della Settimana della Magna Grecia del 1999 a Buenos Aires.
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