Federico Faggin è l’Italiano più illustre che ha operato ed opera tuttora nella Silicon Valley e spesso conosciuto come il padre del “microprocessore” e lo Steve Jobs Italiano.

Nel 2019, riceve il Premio Internazionale Magna Grecia, conferitogli dall’astrofisica Sandra Savaglio, ospite durante la tre giorni del primo international annual meeting “SudeFuturi” organizzato a Mondello dalla Fondazione Magna Grecia presieduta dall’On. Nino Foti.

Nato a Vicenza nel 1941, dimostra sin da subito di essere un bambino fuori del comune sposando in età giovanissima una formazione tecnico-scientifico grazie alla frequentazione dell’Istituto Tecnico Industriale “Alessandro Rossi” di Vicenza e all’attività di ricerca e progettazione, svolta a soli 19 anni, presso l’Olivetti.

Decide di proseguire i suoi studi iscrivendosi al corso di Fisica presso l’Università di Padova, consegue la laurea summa cum laude nel 1965, ricevendo subito la nomina di assistente incaricato e poter proseguire la ricerca sui flying spot scanner, argomento della sua tesi.

Nel 1967, spiccando nel settore delle tecnologie, viene assunto dalla SGS-Fairchild (oggi STMicroelectronics) ad Agrate Brianza, dove sviluppa e progetta i primi due circuiti integrati commerciali MOS.

L’anno successivo, il futuro “padre” del microprocessore ha l’opportunità di fare uno stage di sei mesi in California, presso la divisione statunitense della SGS/Fairchild, aspetto quest’ultimo cruciale nella storia di Faggin, poiché se da un lato segna la sua carriera, dall’altro sancisce il definitivo addio al Bel Paese.

Nei suoi primi anni negli Stati Uniti, affina le sue conoscenze ed in particolare la tecnologia MOS, applicandola alla creazione del primo circuito integrato (il 3708) e ponendo le fondamenta per i relativi processi produttivi, utilizzati ancora oggi per la realizzazione di oltre il 90% dei circuiti integrati in commercio. Decide poco dopo di stabilirsi definitivamente negli USA e nel 1970, entra a far parte di Intel, società costituita insieme ad ex colleghi questa, dove, insieme a Ted Hoff (ingegnere ed inventore statunitense) e Stanley Mazor (matematico e informatico statunitense), realizza, nel 1974, quello che ufficialmente è conosciuto come il primo microprocessore della storia: l’Intel 4004.

Faggin sviluppa così la metodologia random logic design, usata poi per progettare le prime generazioni di microprocessori della Intel, che superarono il calcolo dello storico ENIAC, il primo calcolatore elettronico al mondo. Tuttavia, avendo una visione diversa dai management Intel, in merito soprattutto al potenziale dei microprocessori, l’illustre italiano fonda una nuova società che si concentra esclusivamente sullo sviluppo di microprocessori, diventando nel 1976 il leader del mercato grazie allo Z80.

Oltre che padre del microprocessore, al celebre Vicentino ed al suo team si deve altresì l’aver promosso i primi Touchscreen e Touchpad, nel 1994. Leggendario fu il «No, grazie» rivolto a Steve Jobs, che aveva tentato di acquistare il modello touchscreen dell’Italiano, così da usarlo per l’iPhone:

«…Dopo averlo visto, voleva in esclusiva la nostra soluzione. Se gliela avessimo concessa ci avrebbe messo in una posizione di “sudditanza”. Non abbiamo accettato, lui se l’è fatto per conto suo, creando mercato per i competitori e decretando un successo ancora più grande per la nostra compagnia».

Se oggi utilizziamo dispositivi grazie ai quali gestiamo informazioni istantaneamente, se il termine «microchip» è entrato a far parte del nostro linguaggio quotidiano e se impartiamo istruzioni al tablet con un semplice tocco delle dita, lo dobbiamo dunque a Federico Faggin, cui sono stati conferiti diversi riconoscimenti, tra i quali il “Premio Kyoto” per le Tecnologie Avanzate nel 1997, il Premio Masi Civiltà Veneta in rappresentanza dei valori culturali del Veneto. Non è mancata la laurea ad honoris causa in Ingegneria Elettronica da parte dell’Università di Tor Vergata e, nel 2010, la “National Medal of Technology and Innovation”, massimo riconoscimento USA nell’ambito dell’innovazione tecnologica, consegnatogli dal Presidente Obama.

Nel 2019 ha poi scritto una sua biografia intitolata “Silicio” quale riconoscimento alla Silicon Valley, nome della quale deriva dall’eccessiva presenza di silicio, elemento con il quale sono stati prodotti i primi microcircuiti:

 «Ho passato la mia vita lavorando dieci ore al giorno, spesso anche il sabato e la domenica, cercando soluzioni a problemi tecnici e scientifici che mi appassionavano. Mio padre raccontava che, a cinque anni, corsi da lui sconsolato: “Papà, voglio inventare delle cose ma sono già state inventate tutte!”. Ho cominciato prestissimo a smontare oggetti per capire com’erano fatti e a costruirne di nuovi con materiali di risulta. Poi, un giorno, vidi un modellino d’aereo che volava e venni folgorato».

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