Falcone Lucifero (1898-1997) dei marchesi di Aprigliano fu un politico italiano, ministro della Real Casa sotto Umberto II di Savoia.

Al nonno Antonio (1830-1899) che nel 1881 fu ispettore agli scavi archeologici nella zona di Crotone e nell’area situata a Capo Colonna, si deve l’importante contributo alle correzioni delle inesattezze all’opera La Grande Grèce (La Magna Grecia) che l’autore archeologo e assiriologo parigino François Lenormant (1837-1883) chiese in una famosa lettera del 1881 scritta di suo pugno al marchese. Al padre Armando Maria (1855-1933) si deve invece l’opera di curatore della versione dal francese del 1931 della medesima opera.

Anche Falcone Lucifero rese omaggio alla memoria del padre, del nonno e della sua Calabria in una breve dedica al professor Pugliese Carratelli che, nel 1975, curò la revisione della seconda edizione della La Grande Grèce (La Magna Grecia).

Falcone fu anche grande amico del professore e corrispondente per la Rizzoli Corporation nonché veterano dei giornalisti italiani a New York Gino Gullace, che contribuì allo scambio dei valori della Magna Grecia al di là dell’Atlantico, e che nel 1963 descrisse nella rivista “Oggi” la cronaca del viaggio che il Re Umberto II fece a New York assieme allo stesso Falcone, allora Ministro della Real Casa. Nel 1990 divenne membro del Comitato d’Onore dell’Associazione Internazionale Magna Grecia, presieduta da Nino Foti.

Falcone Lucifero nacque a Crotone. La nobile famiglia Luchiferus era presente nel territorio di Crotone fin dalla dominazione sveva, con «i capelli rossi e statura di due metri per i maschi, nonché padroni di quasi tutte le terre dal mare ai monti». 

Il nonno paterno, il marchese Antonio Lucifero di Aprigliano fu sindaco della città, lo zio paterno Alfonso (1853-1925) deputato dal 1886 al 1919 e Sottosegretario alla Pubblica Istruzione nel II governo Sonnino. Il cugino Roberto (1903-1993) fu componente della Consulta Nazionale poi deputato del Blocco Nazionale della Libertà alla Costituente, segretario del Partito Liberale Italiano, senatore nella Prima Legislatura repubblicana, quindi deputato del Partito Nazionale Monarchico fino al 1963.

Il padre di Falcone era il marchese Armando Maria Lucifero, poeta, scrittore, storico, numismatico, archeologo e naturalista italiano, educato secondo i severi criteri di allora: seppe anticipare i tempi applicando sistemi vicini alle moderne modalità imprenditoriali, nella gestione degli estesi latifondi che ancora disegnavano il Meridione, ed in particolare nel rapporto con i braccianti. Tra le proposte del marchese, quella di imporre per legge un limite massimo di ore lavorative e minimo di lavoro giornaliero e la compartecipazione delle classi operaie agli utili in tutte le società e le fabbriche, sulla scia di quanto già avveniva in alcuni paesi dell’Europa.

Nella formazione di Falcone Lucifero si avvertivano pertanto gli influssi del modello paterno di modernizzare gli antichi rapporti sociali di una società oligarchica, e la presenza pubblica della famiglia di origine.

Compiuti gli studi superiori al Collegio Militare di Roma, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma nel 1916 per il primo triennio e, nel dicembre del 1919, si iscrisse a Torino dove si laureò l’anno successivo.

Durante il periodo torinese frequentò il gruppo raccolto attorno ad Antonio Gramsci, animatore dell’allora settimanale L’Ordine Nuovo, del quale avrebbe accolto «l’umanesimo socialista».

Sul piano dell’impegno pubblico la prima esperienza decisiva era stata l’adesione all’interventismo, cui era seguita la diretta partecipazione come ufficiale alla Grande Guerra. Gli anni torinesi furono segnati dalla militanza socialista: giunse in città nel 1918 per proseguire il servizio militare e fu attivo militante, votando anche in favore dell’occupazione delle fabbriche. Assistette al momento culminante e poi all’inizio della ritirata del movimento operaio.

Nelle elezioni comunali di Crotone del 1920, Lucifero fu eletto nel Partito socialista e, dopo la marcia su Roma (28 ottobre 1922), aderì nel 1924 al Partito Socialista Unitario, assumendo posizioni antifasciste.

Negli anni della dittatura, avvocato civilista a Roma, si immerse nella professione e promosse la costituzione del Centro romano di studi sulla delinquenza minorile, del quale fu a lungo Segretario.

Alla caduta del fascismo, il primo Governo Badoglio lo nominò prefetto di Catanzaro e poi di Bari. Dall’11 febbraio al 22 aprile 1944 fu Ministro dell’Agricoltura nello stesso Governo.

Il primo Consiglio dei Ministri, presieduto da Ivanoe Bonomi dopo la liberazione di Roma, approvò lo schema di decreto-legge per la nomina del «Reggente il Ministero della Real Casa». La scelta cadde su Lucifero poiché era gradito al Principe ereditario e, nel contempo, era ritenuto di garanzia circa il mantenimento della tregua istituzionale. L’obiettivo di Lucifero seppe reinventare la monarchia, cercando non solo di cancellare le tracce del legame con la dittatura fascista e col suo progetto totalitario, ma di rinnovarne costumi e stile, rendendoli più austeri. Lucifero appariva la persona più appropriata a riadattare la monarchia all’inevitabile tempo democratico.

L’opera di Lucifero fu volta a salvare la monarchia nel passaggio dalla dittatura del partito unico, alla democrazia dei partiti. Contribuì a far prevalere l’ipotesi del referendum popolare. Fu molto efficace la campagna incentrata, dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele III, sulla valorizzazione del giovane Umberto, della moglie Maria José e dei figli, allora bambini. Non fu però sufficiente: il referendum del 2-3 giugno 1946 decise per la Repubblica. Il risultato rifletteva la volontà effettiva della maggioranza, fonte di amarezza per la monarchia giudicata non più adatta a rappresentare l’unità nazionale. Partito Umberto II di Savoia per l’esilio a Cascais, Lucifero fu il fedele Ministro della Real Casa. Mantenne, in nome del Re, i rapporti con le autorità laiche e religiose, rappresentandolo ufficialmente, ed intervenendo a suo nome a sostegno delle persone e delle aree colpite dalle calamità naturali.

Nel 1948 intanto aveva pubblicato il romanzo giovanile “Tonna”, nome della domestica di famiglia della sua infanzia, ambientato nella Calabria del latifondo e degli aspri conflitti di classe. Lucifero fu sempre molto attivo, e anche quando era ormai molto anziano. Mantenne sempre intatte l’arguta intelligenza e la lucidità.

Il 4 settembre 1969, Umberto II lo nominò Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata. Insieme a Vittorio Cini (nel 1975), fu il solo caso di concessione della massima onorificenza di Casa Savoia a una personalità che non fosse un capo di Stato né appartenesse a una dinastia reale.

Lucifero pubblicò saggi, biografie, opere letterarie e teatrali. Collaborò con quotidiani e periodici, e, fino all’ultimo, continuò a sostenere la tesi monarchica e costituzionale. Intervistato nel 1990 da Giovanni Minoli per Rai 2 e da Bruno Vespa per Rai Uno nel 1996, ribadì la tesi dell’invalidità dello svolgimento del referendum.

Si spense a Roma nel 1997, e, per sua volontà, fu sepolto a Crotone alla cui Biblioteca Comunale, intitolata a suo padre il Marchese Armando, aveva donato nel 1996 il suo voluminoso carteggio privato. I suoi diari dal 1944 al 1946 sono stati pubblicati da Arnoldo Mondadori Editore nel 2002, con il titolo “L’ultimo re”.

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